Graphiste is back
La mostra itinerante dedicata all'illustrazione italiana al femminile ritorna con un progetto personale: Beyond the Cover di Barbara Nevano
Nella scorsa newsletter ho detto che devo chiudere il quadro progettuale altrimenti non mi do pace, ecco a volte invece non lo riesco proprio a chiudere.
Graphiste è un una mostra collettiva nata nel 2015 dopo una conversazione con un’illustratrice che mi raccontava la sua frustrazione perché contattata solo per illustrazioni dedicate all’infanzia, me lo diceva con il pancione, non negava nessuna possibilità, ma era disturbata di non esser considerata per altro. Rimasi basita, non immaginavo, non ci avevo mai prestato attenzione eppure il mio ambito di ricerca si stava concentrando maggiormente sull’illustrazione all’epoca.
Quando scopro quello che è ovvio e palese, non sento più accentuata la mia miopia, ma il mio astigmatismo, perché è come se qualcosa di lineare non mi si palesasse per nulla nella sua chiarezza, sta là, io ne vedo un’ombra e penso, che essendo solo un’ombra, non sia importante. Basta solo un pezzo di vetro per capire meglio tutto, per la miseria! Così dopo essermi stupita per una realtà che avrei dovuto constatare, anche solo negli scaffali in libreria, ho pensato a cosa potessi fare perché si sapesse quello che già, invece, mi era palese da anni: la capacità poliedrica delle illustratrici italiane. In Graphiste sarebbero state solo le illustratrici a parlare del loro lavoro, era necessario che raccontassero come preferivano anche perché era importante mostrare proprio tutta la continuità del loro fare che va dalla urban art, all’architettura, l’arte tessile, l’olio, la scrittura, il fumetto, la ceramica, la musica, il teatro, la danza, sì, anche la danza, perché ho conosciuto illustratrici che portano sulla carta tante prospettive e se balli non ingabbi le cose perché sei in movimento e lo è anche quello che disegni. Anche questo doveva essere raccontato. Per questo Graphiste è diventata una mostra in movimento.
Non avevo mai realizzato un progetto espositivo che non rispondesse a un tema, e non sapevo neanche come si facesse, cosa avrei dovuto chiedere all’artista? Decisi di non chiedere nulla. Solo dati tecnici: il formato, al massimo un A3, lo standard degli albi che si usano in illustrazione, e poi la carta. Avrebbero potuto scegliere un tema, oppure presentare lavori realizzati per altro che volevano che uscissero fuori dalle loro cartelle.
La mostra itinerante partì da Roma e si chiuse dopo undici tappe sempre a Roma. Aveva fatto il giro che volevo, l’avevo portata in dieci città italiane, avevo un piano: tornare nella città, in cui era partita, con undici illustratrici diverse da quelle della prima tappa. L’ho fatto ma non riuscivo a chiudere. Graphiste ormai era quello che costituiva la mia ricerca, ho visto in questi anni le illustratrici, presenti nel progetto crescere, evolversi, diventare le copertiniste di case editrici notissime e grafiche di case di moda rinomate, altre abbandonare il percorso artistico e dedicarsi ad altro. Alcune cose le devi lasciare andare, altre no, quello che ti identifica, e questa ricerca mi identifica, sapevo che non poteva diventare un capitolo chiuso. Un anno dopo aver detto a tutti che il viaggio di Graphiste era terminato, ero a Latina con un nuova mostra, stavolta personale, posta sotto lo stesso cappello: Ramona Iurato, illustratrice siciliana che vive e opera a Milano, si legava a Graphiste con LINK: la sua prima mostra personale era ospite di Latinadamare. La mia ricerca è cambiata, e lo ha fatto anche Graphiste. Solo mostre personali, solo artiste fuori dal loro giro di azione, e stavolta la storia la devono raccontare, ma la scelgono loro, nessuna indicazione curatoriale, se non il solito formato massimo, e lo stesso medium.
Sabato scorso a Roma, in occasione dell’ultimo giorno di Rome Art Week, la settimana dell’arte romana, la protagonista di Graphiste è stata Barbara Nevano. L’illustratrice milanese sarà ospite di Risma bookshop fino al 13 novembre.
Ho conosciuto Barbara Nevano su un libro, una copertina del Saggiatore: ero in libreria e una vampata di arancione circondò il nome Didion, autrice che io amo molto. Una raccolta di saggi che ha un titolo fondamentale: Perché scrivo. A quei saggi mi ci ha condotto l’eleganza della mano che regge il mento di un ritratto essenziale, semplice, pulito e coloratissimo. Quella copertina è stata il là per una mostra personale in cui Barbara Nevano ha presentato le ricerche per la costruzione delle sue immagini di presentazione di un libro. In questi mesi di lavoro ho capito la meticolosità di questa artista, e sì, si è artisti anche se non si usa l’olio, cari accademici. Barbara cerca la profondità anche in un’immagine piatta, elabora in virtù della collaborazione con il grafico editoriale. Le parole per lei non diventano semplicemente immagini, sono l’indagine sull’idea che le ha fatto nascere. Beyond the Cover è la storia di come si costruisce, di come si arriva a catturare gli occhi, anche quelli astigmatici e miopi di una lettrice persa in una libreria.
Sulle pareti di Risma bookshop sono state collocati i lavori preparatori del disegno finale, che si sviluppa su più proposte e su più discussioni con l’art director, la mostra ha la volontà di far capire come l’elaborato finale in ambito editoriale sia il risultato dell’incontro di più sguardi, anche quello di una curatrice che decide di trasformarlo in una mostra, un ennesimo racconto. Perché viviamo di storie, esplicate e sottese e quello di chi lavora sulle parole altrui è spesso un iter solitario nel suo aspetto più creativo, ma che poi si confronta con un mercato, quindi un pubblico, che è più vicino, e ha quell’approccio al materiale e al concreto molto più immediato rispetto a chi si dedica esclusivamente ad altre espressioni artistiche. Beyond the Cover esplica il flusso di lavoro di un’illustratrice con cui è veramente facile rapportarsi.
Graphiste è iniziato con uno scopo e adesso ha cambiato un po’ modalità, non immaginavo quando è iniziato, ma ha ancora tanto da dire, e ha trovato un nuovo modo per farlo perché le illustratrici italiane sono bravissime, e voglio portarle ancora in giro.